Unioni civili. Progresso o regresso?

La sezione Incursioni dell’ultimo numero della rivista AboutGender affronta il tema delle unioni civili con una serie di riflessioni raggruppate sotto il titolo “L’amore ai tempi delle unioni civili. Progresso o regresso?”.

Un estratto dell’introduzione, a cura di Isabel Fanlo Cortés:

“Proprio in omaggio a questa varietà di posizioni e ragioni, troppo spesso destinata a rimanere in ombra nella rappresentazione mediatica e affrettata di schieramenti rigidamente bipolari, abbiamo deciso, in questo numero, di ospitare delle incursioni a più voci: a prendere la parola, in particolare, sono quattro giurist* variamenti critic* nei confronti della soluzione legislativa delle unioni civili. Premesso l’eguale valore (morale e giuridico) di tutte le relazioni d’amore – un punto di partenza condiviso – la questione principale attorno alla quale ruota la discussione è se la nuova legge possa essere salutata come un primo passo avanti verso il raggiungimento dell’obiettivo dell’uguaglianza giuridica, oppure, al contrario, come un passo falso, un regresso rispetto al medesimo obiettivo.

Nel primo ordine di idee, si muovono, sia pure con opportuna cautela e con argomenti diversi, Daniele Ferrari e Barbara Pezzini: per entrambi, citando Pezzini,  «la vicenda non certo entusiasmante della legge sulle unioni civili » aggiungerebbe  «un robusto tassello al complesso processo di decostruzione del paradigma eterosessuale del matrimonio ». Sullo sfondo di questa valutazione c’è la consapevolezza che questa legge potrà comunque migliorare la vita di gay e lesbiche, costrette finora a vivere ai margini del diritto. Inoltre, l’esperienza maturata in altri contesti culturali – basti pensare alla vicenda statunitense – mostra come la conquista del matrimonio egualitario sia spesso il frutto di sudati passaggi intermedi, di continue spinte e ricadute (Zanetti 2015). Come ci ricorda Ferrari, su posizioni analoghe, ispirate a istanze pragmatiste (un riconoscimento parziale è preferibile al silenzio legislativo dietro al quale si cela una totale assenza di tutele), si è attestata Arcigay, da tempo presente nella storia italiana dei movimenti lgbti.

Nel secondo ordine di idee, si collocano, invece, i toni più critici di Francesco Bilotta, vicino alle posizioni espresse dalla Avvocatura per i diritti LGBTI-Rete Lenford, di cui è uno dei soci fondatori. Nel suo appassionato intervento, l’accento è posto sulle insidie derivanti dalla soluzione delle unioni civili recentemente adottata dal Parlamento. Una soluzione che rischia di legare le mani a futuri interventi della magistratura ordinaria, la quale, quando pure fosse orientata a superare l’interpretazione ‘eterossessista’ del matrimonio (finora) adottata dalla Corte Costituzionale, si troverebbe ora vincolata al rispetto di una precisa scelta legislativa. La questione, però, non toccherebbe solo la comunità lgbti, coinvolgendo invece i principi fondanti del nostro assetto costituzionale. L’intera vicenda nazionale sulle unioni civili, suggerisce Bilotta, può infatti essere letta come una cartina di tornasole del precario stato di salute parlamentare che pretende di incidere pesantemente su diritti fondamentali di minoranze.

Infine, a completare il quadro, il contributo di Maria Rosaria Marella dà voce alla prospettiva queer, ossia alle ragioni di chi, per dirla con Federico Zappino  «crede che né il genere né l’orientamento sessuale siano strutture necessarie, né che essi esprimano delle verità insindacabili con le quali porre in atto forme di chiusura […] e prova a dare spazio e tempo a queste idee, misurandosi pazientemente con l’invasività delle norme eterosessuali, monogamiche e proprietarie che governano l’affettività, la relazione e la sessualità – e lo spazio ‘pubblico’ in cui tutto ciò accade. Le ragioni di chi sperimenta forme alternative di genitorialità e […] continua a credere che non sarà il matrimonio egualitario a scalzare l’eterosessualità obbligatoria ». Dichiarata la propria adesione a questo tipo di prospettiva, Marella contribuisce comunque ad approfondire le ragioni egualitariste, proponendo un’interessante analisi degli effetti simbolici e redistributivi che è ragionevole attendersi dall’entrata in vigore della nuova legge.”

 

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